Quando ci rivedremo?

Sono nato e cresciuto tra due Parchi, quello dei Monti Sibillini e quello della Laga, e quando la passione sfrenata per il GranSasso ha spesso preso il sopravvento anche sugli affetti,i parchi che sento miei son diventati 3.
Mio padre ha sempre avuto un debole per la Laga, forse perche e’ li che e’ nato.
Il GranSasso ha mosso in me una amore smisurato, e a lui probabilmente devo la mia grande passione per la montagna
Ma i Sibillini...
Poi e’ arrivato il 24 agosto 2016.
Ho sentito fortissimo l’urlo della montagna , e dopo aver messo al sicuro gli affetti presenti, e quelli che stavano per arrivare, a tutta velocità sono stato tra i primissimi con i colleghi del Soccorso alpino ad arrivare a Pescara del Tronto.
Il silenzio, le urla, lo strazio.
I -mai più sarà come prima- dapprima sussurrati diventavano sempre più forti.
Non l’ho mai creduto, non lo voglio credere.
Poi il tempo, l’oblio sempre più grande, in quanto questo maledetto Mostro ha colpito zone più famose e più pubblicizzate, le strade chiuse, i borghi svuotati perche‘ la Belva non ha ancora smesso di giocare con noi, e la paura , hanno cominciato a dare spallate sempre più forti.
Ci son tornato sul Vettore, dal versante più imponente e meraviglioso, ed e’ uguale ma diverso.
In fondo da sempre le montagne cambiano, si trasformano, per ricordare all’uomo , che davanti alla natura sara’ sempre impotente.
Non trovare gli anziani in mezzo alla strada a Balzo,
Non prendere un caffe’ prima e diverse birre dopo al bar della Sibilla a Pretare,
Non vedere le bancarelle dei prodotti tipici a Forca di Presta,
Non Vedere folla al Rifugio degli Alpini,
Non riuscire ad aprire la Porta del Rifugio Zilioli,
Non sospirare davanti Santa Maria in Pantano,
mi ha distrutto.
Ma non e’ tutto.
Da qualche mese son diventato un “Professionista della Montagna” e da subito grazie all’aiuto di colleghi più esperti di me ho avuto la possibilità di lavorare.
I Sibillini come meta prediletta, ma interdetta.
Sentir dire che a sei mesi da quella maledetta notte le strade non sono ancora percorribili,
e che non lo saranno probabilmente fino alla fine dell’estate prossima, e’ un pò come calare il sipario.
Fine dei giochi, dimenticate tutto.
Ho una visione purtroppo distorta della rinascita del posto, ma si sa che l’amore non permette di ragionare.
Ho sognato di borghi che pian piano cominciano a riprendersi, perche le persone (quelle meno timorose)cominciano a girare e qualcuno si ferma a mangiare, alcuni , dove si può, anche a dormire, in fondo un caffe’ va bene prenderlo anche in un container se a fartelo e’ un amico.
Vorrei poter tornare a vedere la gente di queste montagne ancora nelle strade, vorrei scambiare ancora più di due parole nei bar tra un panino ed una birra.
Vorrei tornare a ballare sulla piazza di Pretare come in quel pomeriggio di Luglio.
Di un Luglio che adesso sembra lontanissimo